myEIB a photo-collection for climate by LUISAVIAROMA and LVRSustainable: SARDEGNA

In superfice oliveti millenari, eucalipti, lecci e querce da sughero ridotti a monumenti di cenere dai “megafires” che divampano sempre più frequentemente nel Mediterraneo.

Sott’acqua, le praterie di posidonia oceanica trasformate in “matte morta” (questo il nome tecnico del fondalo inaridito) dalle ancore dei natanti, dall’acidificazione delle acque e dalle reti della pesca a strascico.

Dopo i reportage sulla desertificazione in Arabia Saudita, sui Supereroi del Clima in Groenlandia e dopo aver documentato le opere di riforestazione della mangrovia nel Senegal Centrale – storie emblematiche dove gli esseri umani salvano il pianeta utilizzando i mattoni naturali de pianeta stesso – il quarto viaggio di My Earth Is Beating #myEIBè approdato in Sardegna, tra Nora e Oristano, per raccontare il dramma degli incendi boschivi e le soluzioni da adottare. oltre a documentare l’impegno di ong e istituzioni locali quali MadSea Foundation e Area Marina Protetta di Capo Carbonara nel proteggere un ecosistema considerato “l’Amazzonia dei fondali marini”: le praterie di Posidonia Oceanica.

La Sardegna, seconda isola del mar Mediterraneo per estensione e biodiversità, è divenuta il simbolo di due fenomeni che stanno segnando l’immaginario collettivo sia negli effetti che nelle strategie di lotta al cambiamento climatico.

IL FUOCO CHE AVANZA

Partito lo scorso 23 luglio da un banale incidente automobilistico (un’auto in fiamme in località Bonocardo, in provincia di Oristano), l’uragano di fuoco s’è propagato alla velocità di 2 mila ettari l’ora, fino a incenerire oltre 20 mila ettari di territorio sprigionando una potenza di 10mila kilowatt al metro, uccidendo centinaia di capi di bestiame, 30 milioni di api fondamentali all’impollinazione e un’intera economia basata sul turismo e la raccolta delle olive.

Nelle foto di Luca Locatelli per #MyEIB, e nelle parole di Raffaele Panizza, tutte le storie e le terribili icone del suo passaggio su un territorio meraviglioso.

Le cause? Molte e interconnesse: «L’anticiclone africano che avanza verso nord e sostituisce quello delle Azzorre» dice Giuseppe Mariano Delogu, tra i massimi esperti internazionali sul tema, «poi i venti bollenti che spirano da sudovest incuneandosi nelle valli spingendo il treno del fuoco verso le case. In più la siccità crescente e la potenza stessa delle fiamme, in grado di creare un microclima indipendente e incontrollabile. Temo che l’incendio sardo possa diventare il paradigma per quelli futuri nel Mediterraneo».

Circostanza alle quali si aggiunge un fenomeno – apparentemente positivo – che può avere però risvolti controversi:

 «In Italia la percentuale di territorio coperta da foreste sta crescendo, occupando lo spazio delle aree rurali abbandonate» dice Valentina Bacciu, ricercatrice del CNR, «ma di questi 11 milioni di ettari solo il 15 per cento viene curato: questa massa naturale lasciata a sé stessa è il nuovo combustibile delle fiamme».

Ecco perché le azioni future dovranno concentrarsi sulla prevenzione, e su un DISEGNO RESILIENTE DELLA NATURA E DEL TERRITOIO.

Il blue carbon

E poi c’è la posidonia oceanica, le cui praterie negli ultimi 50 anni  hanno subito una regressione del 34 per cento su scala del Mediterraneo e del 25 per cento lungo le coste italiane.

«È un ecosistema d’importanza planetaria» recita il Quarto rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia stilato dal ministero della Transizione ecologica, «è stato stimato che pur interessando meno dello 0,2 per cento della superficie oceanica globale, le fanerogame marine sequestrano  27 milioni di tonnellate di C per anno, ovvero il 10 per cento del carbonio annualmente sequestrato dagli oceani a scala globale»

Siamo al cospetto della protagonista principale nella cattura del cosiddetto Blue Carbon, quindi. Che fa la fotosintesi clorofilliana e assorbe anidride carbonica dall’atmosfera, responsabile del surriscaldamento globale. Che dà fiori e frutti. Che produce ossigeno in quantità doppia rispetto alle piante terrestri. Che cattura le microplastiche, grazie alle radici stabilizza i fondali marini e fa da scudo e nursery a molteplici specie marine. E durante le mareggiate, quando le foglie strappate dalle onde ricoprono le spiagge, forma un tappeto morbido che funge da barriera capace di protegge la costa dai fenomeni di erosione.

«Una spiaggia bianca, come vorrebbe l’immaginario caraibico, non necessariamente è una spiaggia sana» dice Alessio Satta, ingegnere ambientale e presidente di MadSea Foundation, «noi promuoviamo il concetto di “spiaggia ecologica” dove ogni fenomeno naturale è lasciato intatto a costituirne la bellezza».

Laddove le radici sono ormai state strappate, ecco i progetti di ripiantumazione sottomarina documentati da My Earth Is Beating e realizzati a Capo Carbonara, a Nora e all’Isola di Maldiventre: lungo le strisce desertiche lasciate dalle reti e dalle ancore, i sub e i biologi scavano piccole buche in cui depositano con amore le talee, che negli anni creeranno una nuova prateria e nuovo ossigeno. Protagonisti come Extreme-e, Prada, Luna Rossa e Luxottica stanno già finanziando in Sardegna importanti iniziative di salvaguardia.

Gli scatti di Luca Locatelli e le parole di Raffaele Panizza, come nel caso della riforestazione senegalese della mangrovia, raccontano quest’opera di amorevole sartoria ecologica.

La strategia planetaria della RESILIENZA NATURALE, è avviata.

Sardegna, riforestazione, ossigeno blu, green carbon, futuro… NOI. È questa la quarta di una lunga serie di storie di crisi e di difesa ambientale documentate da MYEIB.

Coordinato e scattato dal vincitore del World Press Photo per le tematiche ambientali e contributor di National Geographic Luca Locatelli. Scattato dal vincitore del World Press Photo nella categoria Portraits e contributor di National Geographic Gabriele Galimberti.

Coordinato e raccontato dal giornalista scrittore e curatore Raffaele Panizza, #myEIB è un progetto di documentazione che unisce fine art photography e giornalismo creato da LuisaViaRoma e LVRSustainable al seguito di EXTREME E, il primo circuito di corse di SUV elettrici pensato per sensibilizzare il pianeta sui temi della transizione ecologica, e arricchito da un programma di iniziative concrete di conservazione ambientale.

Un impegno, da parte di LuisaViaRoma e LVRSustainable rafforzato inviando in alcuni luoghi del mondo emblema dell’emergenza ambientale un reporter e due tra i fotografi italiani più riconosciuti e richiesti del pianeta, vincitori di premi internazionali e impegnati da anni a indagare il futuro del clima, della tecnologia, della convivenza umana e delle soluzioni per rendere stupendamente abitale la nostra Terra, la nostra casa, per le generazioni future.